domenica 31 luglio 2011

Un pensiero

Alla mia amica Laura, che ieri ha perso una delle persone piu' care che aveva al mondo.
Ti sono vicina. E ricordo assieme a te questa persona speciale che e' stata tua nonna per 36 anni della tua vita. Un mondo.

domenica 24 luglio 2011

Revolucion

Weekend a Madrid andato benissimo. Che con la Mau ho fatto piu' viaggi che con Gian, anche se spesso per lavoro, e ci incastriamo come la chiave e la serratura, o il pongo nelle formine. Insomma, tutto facile e divertente, grandi risate, Madrid calda (molto per la Malli, non troppo per la Mau), km e km macinati a piedi (con la Mau stupita da quanto la Malli, per questa volta, si sia presentata all'appuntamento sana e in forma), una jacuzzi meravigliosa ad accoglierci la sera e rilassare i muscoli delle gambe contratti, tante dormite. Insomma, tutto bello e da rifare.

Solo che. Ogni volta che viaggio low cost, e' terribile. Ryanair nettamente piu' di easyJet, ma comunque entrambe le compagnie irragionevoli. Nello specifico, easyJet almeno non pone limiti di peso per il bagaglio a mano, che se ti vuoi portare un lingotto di uranio impoverito (tanto per dire, qualcosa che pesa tanto...), se ne fregano - purche' tu abbia un solo pezzo di bagaglio a mano. Che va benissimo.
Io mi presento col mio trolleyno rosa, molto mini, e una borsettina a tracolla piatta, in cui metto passaporto, soldi e un libro.
All'imbarco mi dicono di inserirlo nel trolley. Mostro il contenuto: la carta di imbarco la devo mostrare sull'aereo, il libro lo devo leggere, i soldi li devo usare nel caso mi venga fame. Nulla da fare. Con la stoltezza delle loro regole, mi fanno inserire la borsa in valigia (si noti che per atto di ribellione, mi sono tenuta il contenuto della borsa in mano). Poi, in maniera ostentata, perche' quando mi innervosisco sono terribile, mi sono fermata al mio posto, ho aperto il trolley, tirato fuori la borsa, richiuso e messo nella cappelliera. All'hostess che mi guardava perche' formavo la fila, ho detto che se le regole fossero ragionevoli, io non avrei formato nessuna fila.
Arrivata a Madrid, lo raccontavo alla Mau e lei attribuiva questi miei atteggiamenti a uno spirito rivoluzionario innato. Non so. So solo che quando le regole diventano stupidita' collettiva, non so stare ferma. Devo provocare.

E di nuovo stasera, al rientro, ne ho dato prova.
Infilo tutto nel trolley, anche la borsa a sto giro, lasciando uscire pero' la tracolla, come atto di sfida.
Una hostess, in fase di imbarco, dice che dobbiamo imbarcare anche le borse a mano perche' c'e' poco posto sull'aereo. Spiego (assieme ad altri) che la mia valigia non ha il lucchetto - e lei, faccia da pesce lesse, mi dice di togliere le cose di valore. Detto-fatto. Tolgo dal trolley una borsa gigante che mi hanno dato mentre acquistavo una maglietta da Custo, e in sequenza la rimepio con: la mia borsetta a tracolla con soldi e documenti, bottiglietta d'acqua, macchina fotografica, un paio di magliette di Custo - che c'hanno il loro valore, col prezzo che hanno, un libro, che ha sempre un valore sentimentale per me, il caricatore del telefono, che ha un valore irrinunciabile.
Lascio poi il trolley in ingresso dell'aereo, e la hostess vede che ho rovesciato praticamente il contenuto del trolley nella borsa. E' colpa mia se tutto per me ha valore?

Grazie al cielo, il trolley e' rimasto sull'aereo con me. Ma giuro: se questa e' una guerra a chi molla dopo, easyJet ha trovato filo da torcere!!!

giovedì 21 luglio 2011

Tempo

Piove. Ancora. Come se fosse da sempre.
E voglio sfatare questo falso mito: non e' che a Londra piova sempre sempre. Ma quando comincia, non si ferma piu'.
Non c'e' stata estate, per nulla. No caldo, no sole. Un pochetto ad Aprile, tanto per farci sperare in un'estate vera, e poi di nuovo indietro, nella tanto temuta stagione di mezzo. Che non passa mai.
Come non passano i vestiti. Sempre quelli. Scuri, perche' a vestirsi colorata fa strano. E pesanti. Che fa freddo - tranne che in metropolitana.
E non passa il colorito grigio topo. Che tengo a bada con un sacco di maschere. E con una lampada ogni tanto.

Domani parto per Madrid. 3 giorni di chiacchiere, tapas e soprattutto sole. Non smetto di ridere, da quando ho visto le previsioni del tempo. Un sole giallo, splendente, per 3 giorni di fila. Quasi da aver paura. Che la scorsa volta che sono andata con la Mau in terra spagnola, sono svenuta in spiaggia e lei ha chiamato la guardia medica. Io ho promesso di non farlo piu'. Lei ha promesso di partire con sali minerali a portata di mano. Si sa mai.

lunedì 18 luglio 2011

Inno d'amore

(I miei momenti con lui sono sempre brevi ed intensi, come ogni grande amore che si rispetti...dunque chiedo venia se ne prolungo ogni volta il ricordo scrivendone...)

Amo la linea che ti si forma all'attaccatura dei capelli, a forma di cuore. Incornicia il tuo viso in maniera sublime.
Amo i tuoi occhi spalancati sul mondo, quasi increduli di quello che avviene di fronte a loro.
Amo le tue mani grandi, che stringono le mie sempre piu' forte. Amo la tua voglia di contatto, il tuo volere a tutti i costi che ti si stia vicino anche epidermicamente.
Amo i tuoi sorrisi, mai sprecati, a lungo soppesati, dedicati solo dopo attenta valutazione.
Amo il colore della tua pelle, cosi' diverso dal mio. Amo il tuo profumo intenso di biscotto appena sfornato. Amo quel naso insolentemente all'insu'.
Amo anche le tue reazioni stizzite, la tua insofferenza malcelata, le tue paure sempre troppo esposte.
Amo il ciondolio della tua testa improvvisamente troppo pesante. I tuoi tentativi goffi di comunicazione. L'energia che trasudi - letteralmente.

Amo tutto di te, Edo dolcissimo. E ogni volta mi pare impossibile che tratti cosi' diversi e a volte opposti si siano raggruppati nello stesso bambino, facendone una meraviglia continua, un giorno dopo l'altro.
L'ho gia' detto, ma si sa che gli innamorati sono noiosi e si ripetono: che bello che quell'idea di bambino che avevamo in mente sia diventata tu, e nessun'altro.

martedì 12 luglio 2011

De gustibus...

Capita spesso che la sera si debba scendere in strada per qualche commissione rapida: buttare la spazzatura, oppure andare a comprare il latte nel negozietto a 300 metri da noi. Nulla di ufficiale, non un viaggio a cui prepararsi con tanto di trucco e pettinata, ma abitiamo pur sempre in centro a Londra e non a Brembio, dunque la differenza di "mise" io la sento. Un po' meno Gian, che si comporta come se fosse ancora a Olmo. Ne' piu' ne' meno.
Un paio di settimane fa e' uscito per due giorni di fila coi pantaloni del pijama. Ora, nulla di che. Sono anche di Calvin Klein, dunque hanno il loro fascino. Solo che a) la prima sera mi sono accorta, solo al suo rientro, che avevano quello che mia nonna definirebbe un "sette" (sbrago, scarpo, taglio) sulla coscia destra, appena sotto il sedere. Ho provveduto a un rammendo veloce, pensando che magari fosse anche il caso di buttarli. b) La sera successiva, con tanto di rammendo a tamponare la falla, ha visto bene di indossare il mio giubbotto di jean. Nulla di che. C'era vento. Solo che il mio giubbotto di jeans e' sciancrato! E Gian ha le spalle di un nuotatore australiano. L'insieme (calzoni pijama rammendati + giubbotto di jeans sciancrato) era degno di nota. L'ho implorato di fermarsi. Invano. Al rientro, ha avuto il coraggio di dirmi che la gente lo guardava. E' il minimo.
Ma ancora non ero pronta a quanto scoperto stamane...
Ieri sera siamo rientrati tardi dopo la palestra e quindi, a cena finita, mi sono trascinata a letto senza curarmi di dove fosse Gian. Che mi ha raggiunta poco dopo.
Stamane, bevendo il caffe' assieme, ho notato che una mia felpa della Gap era fuori posto. Descrivero' la suddetta felpa per beneficio del pubblico: chiaramente femminile, a larghe strisce biance e blu, con cappuccio. E la scritta Gap in rosso fuoco sul petto. Un pezzo talmente difficile da portare (a cosa stavo pensando quando l'ho comprata???) che la indosso esclusivamente in casa, se la sera ho freddo, sopra il pijama.
Ecco...guardo la felpa, cercando di pensare al perche' sia fuori posto, e Gian "L'ho messa io li'. L'ho messa su ieri quando sono uscito."
Non ho potuto proferire parola al solo pensiero di Gian con la mia felpa addosso e fuori dalla porta di casa, che tutto protegge e nasconde.
I vicini penseranno che non e' a 100. O che ha gusti bizzarri.
Io preferisco, d'ora in poi, non correre rischi. Se ha intenzione di continuare con sto gioco, lo fa da solo. Io esco da un'uscita di servizio.

martedì 5 luglio 2011

Spesa - in risposta all'amica Laura



L'amica Laura - il cui blog potete leggere alla lista dei miei blog, piu' un basso sulla destra, Per Caso - scrive dei post che richiederebbero spesso il mio commento. Purtroppo, per qualche strano problema tecnico che emerge ogni volta, non sono quasi mai in grado di lasciare il mio pensiero. Lo faccio quindi qui - cara Laura, una chiacchierata come ai nostri bei vecchi tempi, nascoste in un buio ufficio di via Lodino - il periodo lavorativamente piu' felice della mia vita da recruiter.


Scrivevi un paio di giorni fa che la spesa online, arrivata a Lodi grazie all'Esselunga, mi sembra di capire, ti toglie la magia della spesa in se'. Ti evita la fatica, ma rende l'esperienza un po' asettica.


Lo capisco, credimi. Conosco la gioia di vagare fra scaffali ripieni di ogni ben di dio, cose di cui in genere ignoreresti l'esistenza, se non fosse che te le mettono li', ad altezza occhio (ah, il visual merchandising, ne sa una piu' del diavolo!) e tu afferri il bene in questione perche' sai che non potrai tornare a casa senza. Mi e' capitato valanghe di volte: vado al supermercato per qualche genere di prima necessita', e torno con le borse talmente piene di superfluo che devo fermarmi sulla strada di casa piu' volte perche' pesano troppo. Mi sono pure dotata di carrello con ruote, di quelli che in Italia usano solo le signore di una certa eta'. Non qui, devo ammettere.
E so che il mio e' un problema genetico: ho speso sufficienti ore al Bennet con mio padre per sapere che questo del supermercato e' un vizio che non perdero' facilmente.


Detto questo, ho dovuto porre un freno. Per non ammazzarmi di fatica, per dare un minimo di ordine e fiato alla mia dispensa, per vivere, semplicemente.


Ho una vita piuttosto complicata, con orari lavorativi improbabili, dunque finire alle 8.30 di sera e passare al supermercato era diventato inaccettabile.


In piu' l'ordine mentale e fisico non mi appartiene, e necessitavo di un carrello che fosse svuotabile a senno sopraggiunto. In genere qualche ora dopo che la spesa e' fatta.



Ho trovato tutto questo nella spesa online.

Comincio a inizio settimana, mettendo nel mio carrello virtuale i generi di prima necessita' - notoriamente, in casa Bergamaschi-Parenti, uova, insalata, cornette-zucchine-melanzane-pomodori, salmone affumicato-3 buste, prosciutto crudo-2 buste, salmone fresco-2 filetti, bresaola, melone-anguria-fragole-uva-come-se-piovesse-in-stagione-e-fuori.



Poi il martedi in genere mi accorgo che lo stomaco non e' l'unico a dettare regole: detersivi, scottex, acchiappacolore, deodorante, shampoo. Il mercoledi mi accorgo che in casa la scorta di shampoo ci terra' compagnia fino al 2014, quindi cancello gli shampoo dal carrello. Aggiungo pero' i sacchi dell'immondizia.



E via cosi, fino al venerdi sera, in genere ultimo momento utile per le modifiche.



Il sabato mattina la mia spesa arriva bella bella in casa, tra un caffe' e un programma tv in pijama. Giusto quei 30 minuti per mettere tutto al proprio posto, e la mia vita e' mia di nuovo. Senza molta fatica. Senza sudore e braccia doloranti. Senza il superfluo. Che mi manca, terribilmente - ma mi fa anche male, diciamocelo. E quindi ben venga la spesa online. Me ne sono fatta una ragione. E non e' affatto male, cara Laura :) Sono certa che a breve converrai.

venerdì 1 luglio 2011

Post per un'amica

A te, che hai il nome della notte e l'allegria del piu' splendente dei giorni di sole.
Che sei entrata nella mia vita per caso - e ci siamo viste in momenti cosi' diversi dei nostri percorsi che sembra un'altra vita, davvero.
A te, che sai farmi ridere con tutta l'energia che hai. Che mi ricordi casa ogni volta che mi racconti qualcosa. Che come pochi altri sai capire cosa significa non sentirsi mai al posto giusto, eppure decidere consapevolmente di starci, in questa terra di mezzo.
A te, che vedo sempre troppo poco nonostante vorrei averti come vicina di casa. Che come me ami le patatine e la birra, e quel piovoso pomeriggio in un pub di Camden Town o quell'assolato sabato sulla terrazza dello Swan, di fronte a Hyde Park, sono stati momenti di puro relax, chiacchiere e allegria.

A te, che leggi questo blog per sentirti a casa, nonostante forse questo blog sia nato per il motivo opposto - per permettere a quelli a casa di sentirsi qui con me. Ma va benissimo cosi': le cose nascono con un obiettivo preciso e mutano nel tempo e a seconda delle persone, e sono estremamente lusingata dal tuo ritrovare aria di casa fra queste parole a caso.
Te lo dovevo: un post per te. Per dirti che ci sono. Che sento quello che tu senti. E che, Londra ce lo insegna, non puo' piovere sempre.