giovedì 1 dicembre 2011

E poi (riferito al post precedente)

E poi un mattino ti alzi, presto come al solito. Dopo una doccia e il solito rito (parrucco/trucco/vestiario), ti siedi sul divano a bere caffe' mentre guardi le mail della notte (si', lavorare per una societa' americana che ha gli uffici a 8 ore di distanza da te fa fare anche questo). Nella tua casa bianca che piu' bianca non si puo'. Con Gian che ancora dorme, che si sa che i vostru bioritmi non saranno mai allineati. E le macchine che cominciano a passare, fuori dalla finestra. E allora ti assale quella sensazione di casa. Magari non casa come "casa-per-sempre"; non casa come "li'-mi-devono-prendere-indietro-per-forza" (che e' la cosa piu' meravigliosa che ci sia al mondo). Non casa come "arrivata-a-casa". Ma casa dove ti senti bene. Protetta. Casa che ti sei costruita (beh, molta di questa casa sono idee di Gian, ma le notti insonni sui progetti le ho condivise anche io, magari addormentandomi sull'angolo del tavolo). Casa che "finalmente-sta-giornata-e'-finita". Casa che "finalmente-e'-venerdi'-e-domani-sto-a-casa". Ecco, quella sensazione bella e rassicurante di avere un posto dove finire e cominciare le tue gionate.
E allora no, che non e' poi male. Anche se nessuno apre la porta per fartici entrare ma ci devi entrare di tuo.
Buon venerdi', mondo.

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