giovedì 8 marzo 2007

A tutte le donne della mia vita...questo sì che non è retorico!

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa
meravigliosa in assoluto è una
donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno
dice: è finita. No, finita mai, per una donna.

Una donna si rialza
sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle
ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando
l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio
che a scuola.

Te,
implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo
capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai
durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo;
che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con
nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.

Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che
ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti,
te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene
così, sto meglio così". E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e
Pasque.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, e ce
ne hai buttata talmente tanta di anima,
che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi
sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento
che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella
tua solitudine. Ed è stata crisi. E hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi
in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.

E quella notte che hai preso la
macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia
ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato.
Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei
metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che
ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.

E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a
quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo
sapevi? È da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così,
scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la
tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa,
dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso
modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un
fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono vedere e capire: "Attenti:
il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi
stesse". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.

[Jack Folla]

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