sabato 12 marzo 2011

Seattle val bene un jet-lag

Di rientro dagli Stati Uniti, in preparazione per Roma, lista di cose da non dimenticare di questi 5 giorni a Bellevue (luogo specifico dove la mia societa' ha sede, assieme ad Amazon, Microsoft, Starbucks - hai detto nulla!):

  • Il mio capo e' faticoso. Da ridere, ma faticoso. Pretendeva che in 10 ore di volo guardassimo lo stesso film e partendo in contemporanea, cosi' che potessimo ridere delle stesse cose e discutere di alcune scene. Grazie al cielo, sono stata salvata dal fatto che il volume della mia televisione non funzionasse. La Malli ha letto per 10 ore, finendo un bel libro. Roopesh non ha guardato la tele, per solidarieta' con la Malli. Pero' per 10 ore ha continuato a chiedermi (ovviamente senza ricevere risposta) come potessi trovare la lettura cosi' appassionante.
  • Il mio capo e' affetto da disordine ossessivo-compulsivo. In volo, mangia e poi riordina il vassoio. In maniera geometrica. E pretende che io faccia lo stesso (chi mi conosce bene sa che il mio vassoio e' un'opera d'arte di creativita' esplosiva). Poi passa il vassoio alla hostess, con faccia soddisfatta, aspettandosi i complimenti della hostess. Se arrivano, la sua giornata ha raggiunto il suo picco. Peccato che sul volo di ritorno, il signor hostess gli abbia chiesto, osservando il vassoio "E' per caso affetto da OCD (obsessive-compulsive disorder)?" Ecco, li' la giornata della Malli ha raggiunto il suo picco.
  • Gli Americani e il cibo: potrei scrivere un libro. So solo che mangiano in continuazione. A ruota libera. In porzioni giganti e mischiando gli ingredienti in maniera accumulativa e senza senso. Ho cercato di trattenere il mio sgomento di fronte a due litri di coca cola servitimi nel barattolo grande della salsa, il Bormioli, per intenderci. E appena ne bevevo un sorso, il cameriere arrivava e riempirmi di nuovo il bicchiere...ops, barattolo.
  • Il jet-lag: farsi 10 ore di volo per arrivare in un posto che e' 8 ore indietro rispetto all'orario di Londra crea scompensi impensabili. Si vivono i primi 4 giorni in una sorta di incredula sospensione. Non e' mai tempo per dormire, ma non e' mai tempo per stare svegli. E' sempre tempo di mangiare, ma sempre le cose sbagliate: un bagel con cipolla e Philadelphia a colazione, una cheese-cake gigante per cena. Si ride di tutto e di niente, si risponde alle email alle tre di notte. Si arriva in ufficio alle 6.30 del mattino pieni di energia. Si e' pronti per tornare a letto alle 8 del mattino, quando e' l'ora in cui tutti gli altri arrivano in ufficio. Un disastro. Avevo fatto cosi tante ore di volo (fino a 27, dunque 10 sono nulla, a confronto!) solo per andare in vacanza. Farle e andare a lavorare ha un che di inumano. E quando tutto sembra assestarsi e tu "prendi il giro"...e' tempo di tornare.

E lunedi Roma. 1 ora di differenza, un clima migliore, e il cibo va da se'. 2 ore e mezza di volo non dovrebbero gonfiarmi le caviglia, e soprattutto...il mio capo sta a Londra. Il mio equilibrio mentale e' salvo.