domenica 11 ottobre 2009

Della casa (e di altre amenita')

Incontro alle 8 di un sabato sera. Nel pub di Mayfair ci sono Gian e la Malli, reduci da un sabato di vagabondaggio per Londra con mille metro chiuse per ristrutturazione (le Olimpiadi del 2012 stanno rendendo i nostri weekend difficili!), e Curro (il nostro architetto, o presunto tale) con la sua futura fidanzata (lei non lo sa, forse non lo sa nemmeno lui, ma la Malli fa la recruiter e il "non verbale" per lei non ha segreti!)

Si discute della casa. Dei mobili. Di come incastrare armadi, dell'altezza, del colore. Del pavimento, delle porte, dei materiali. E l'architetto parla parla parla. Con Gian, non con me. Io faccio le domande, lui risponde a Gian. La cosa mi manda il sangue alla testa (e ci vuole poco, comunque, anche molto meno!)
Con un paio di interventi ben assestati rivolti a Gian (dato che l'architetto non sembra accorgersi della mia pur ingombrante presenza), faccio capire che:
1) In quella casa io ci dovro' vivere, quindi tutto questo MI RIGUARDA
2) In quella casa io saro' la "femmina", e dato che mi sono pigliata il maschio medio italiano, a me tocchera' tutto quello che concerne l'organizzazione degli spazi, e saro' io a decidere se gli armadi sono sufficienti, se i pannelli li voglio scorrevoli o pieghevoli, se voglio che il divano sia il focus della living room e non il tavolo, di cui non ce ne facciamo nulla, in 2, dato che mangiamo a casa 3 cene a settimana e nessun pranzo!
3) In quella casa io ci passero' il mio poco tempo libero, dunque in uno sforzo di proiezione, se mi immagino guardare la tele in una fredda serata invernale, voglio avere la porta finestra che da' sul balcone alla mia sinistra e non dietro le spalle
4) In quella casa ci passero' magari qualche anno (sono abbastanza rassegnata ad una vita vagabonda, so che questa e' solo una tappa), dunque voglio avere attorno a me colori che amo. Se dico che assieme al bianco totale che sara' ovunque, voglio dei dettagli rosso fuoco, non sono pronta a negoziare per un motivo che nemmeno capisco il rosso fuoco con l'arancione.
5) La mia casa sara' lineare. Che significa senza fronzoli, curve, ricami. Sara' sobria e pulita. Ma questo non significa che devo trovare una simmetria superiore persino nell'allineamento del water con la libreria della camera. Questa e' un'ossessione, non e' sobrieta'!!!

Insomma, e' stato un sabato sera difficile. Gian ride perche' dice che prendo le cose un po' di petto con l'architetto. Io invece non sopporto che questo mi dica "Beh, avete un armadio a 8 ante e alto 4 metri in camera, vi basta!" perche' non lo puo' sapere. Non puo' sapere che ho vestiti ancora inscatolati da quando sono arrivata, o scarpe di cui ignoro l'esistenza perche' sono finite chissa' dove. Idem per i libri: chiedergli di aggiungere una libreria alta quanto la casa (4 metri) urtava la linearita' delle sue idee. Ma io i libri dove li metto? Il tapino stava suggerendo di venderli. Ha visto lo sguardo rosso (fuoco, non arancione!) nei miei occhi e ha desistito.

Prima di salutare, ho fatto presente che passero' alla casa lunedi sera a dare un occhio. Tanto per sottolineare che non e' che mi si mette da parte cosi'. Che se fin'ora sono stata presa dalla mia vita lavorativa un po' totalizzante, ora ho deciso che ci sono. L'architetto ha detto "Ah, ma forse passo io coi muratori lunedi..." E io "Ti do' comunque il permesso di passare, non mi disturbate..."
Non pestarmi i piedi, o potresti ritrovarti il tallone fratturato:)

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