lunedì 26 marzo 2012

India

Settimana negli uffici di Gurgaon, Nuova Delhi, per fare training ai nuovi recruiter che cominciano questa settimana.

Tutto diverso, qui, un altro mondo.

Odori diversi, sapori diversi, suoni concitati, clacson e traffico. Gentilezza estrema. Caldo.



Facevo colazione stamane dal settimo piano del nostro europeissimo hotel, e osservavo la vita succedere per strada. Mille diversi quadri di vita. Traffico. Donne in sari che attraversavano la strada, facendomi pensare ogni 10 secondi che una di loro sarebbe stata investita. Botteghini su strada che vendono cibo (no, mamma, che non mangio e bevo nulla di dubbia origine - davvero il nostro sistema immunitario andrebbe in tilt).

E pensavo che davvero la felicita' ha a che fare con le aspettative che ti dai. Queste persone non sanno, forse, di un'altra vita possibile, e non la possono sperimentare. E quindi sono felici cosi.

Davvero, stare qui mi fa capire che essere felici e' semplicemente giocarti il gioco della vita col mazzo di carte che ti e' stato dato. Ne' piu' ne' meno.

E non smettere mai di giocare. Anche quando e' difficile. E non smettere mai di cercare di vincere. Anche quando ti sembra che hai tutto quello che nella vita desideravi.



E pensavo anche che certi mazzi di carte si assomigliano in modo spaventoso, anche a migliaia di chilometri di distanza. Osservavo il nostro team di recruiters indiani in meeting col mio ex manager, stamane. E non sono in nulla diversi dal mio team di Londra. La stessa energia. Le stesse aspettative. Le stesse capacita'. Lo stesso senso dell'umorismo.

Differenze e somiglianze.


venerdì 16 marzo 2012

Uno in piu'

Nonostante la notte un po' tormentata (che con l'eta' dorme sempre meno) e' riuscita ad aprire gli occhi alle 8 e a stiracchiarsi con calma.

Si era riproposta di farsi portare la colazione a letto, almeno oggi, ma la necessita' impellente di fare almeno la prima lavatrice le ha impedito di aspettare. Si e' alzata, ha fatto la lavatrice, preparato il caffe' ed e' tornata a letto.

Ha pensato che dovrebbe essere un po' piu' irresponsabile, e che questo era uno dei buoni propositi del 2012. Non pensa di aver fatto grandi progressi.

Ha guardato un film bellissimo, "The Help", tratto da un libro che aveva letto tempo addietro, e ha riso pianto sospirato come fa da sempre.

Ha aperto i regali di Gian, ha pianto di nuovo leggendo il biglietto di auguri, ha risposto ai mille messaggi ricevuto un po' ovunque (email, Facebook, sms, chat...)

Ha pranzato.

E' andata dal parrucchiere ed e' tornata riccia, per sentirsi un po' diversa.

Ha pensato ai tanti auguri speciali delle persone che le vogliono bene, e a un augurio particolare che non le verra' mai a mancare, perche' sara' sempre dentro di lei.

Ha riposato.

E stasera ha una serata fatta di drinks e cena al ristorante spagnolo con una coppia di amici. Non per festeggiare. Per dirsi che questa e' la vita di sempre. E che festeggia il fatto di essere viva ogni giorno.

Oggi i miei 37 anni mi sembrano leggeri e allegri. Vorrei solo una torta della mamma con tante candeline sopra da spegnere e qualche abbraccio che arrivera' a breve.
Oggi sono incredibilmente grata per quello che ho. Per quello che sono riuscita a prendermi lungo la strada. E per questo nuovo giro di 365 giorni che comincia oggi. So per certo che sara' un bel viaggio. Duro, tosto, ma emozionante.
"E questo e' il senso di un momento gia' perfetto. E questo e' il punto dove inizia tutto quanto."

mercoledì 14 marzo 2012

Vorrei

In mancanza di parole mie, come prosciugate da una vita a cui devo dare una "rallentata" quanto prima, uso parole altrui per descrivere la felicita' cui aspiro, e che e' esattamente cosi' (e ancora rido, rileggendo la frase, perche' non la saprei immaginare diversa - e perche' quel bimbo ha esattamente la faccia del mio Edo, o del mio Louis):

"I più felici sono coloro che vivono giorno per giorno come i bambini, portando a spasso le loro bambole che svestono e rivestono, girando con gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso i dolci, e quando infine riescono a ottenere quanto desiderano, lo divorano a piena bocca gridando: "Ancora!"."

(J W Goethe, I dolori del giovane Werther)