Ieri sera ho festeggiato il mio primo Thanksgiving. A casa di Greg, americano del Minnesota, e di Hana, inglese di famiglia pakistana, con Daniel, mezzo canadese e mezzo sudafricano (o qsa del genere), e Rossella, salernitana doc (di Sarno, per essere precisi). A completare il gruppo i due slavatini lodigiani, il Gianni ed io.
Ah, chiaramente ospite d'onore il signor Tacchino. Clima di festa, anche se l'unico a sentire l'occasione era probabilmente Greg.
Toccare con mano la multiculturalita' di Londra e' un'esperienza unica.
Elena mi invitava su Facebook a riflettere di piu' nel mio blog su questo aspetto, cosi' arricchente e catartico. E' vero, Londra ti fa sentire il cittadino del mondo che hai sempre sognato di essere, dall'adolescenza in poi. E' una bella sensazione, ma puoi anche sentirtene ubriacata e sovrastata. A volte questo melting pot diventa alienante. Ti sembra di perdere la tua appartenenza, la tua provenienza, quello che ti caratterizza come individuo. Ti sembra di non avere abbastanza tradizioni, abbastanza peculiarita'.
Poi succede che una sera come tante, tipo ieri, noi ragazze ci sediamo sul divano e Hana ci chiede di fare gesti tipicamente italiani (certo, molto piu' marcati al Sud, ma comprensibili a tutti noi): dita unite in punta, voltate verso la nostra faccia, movimento ripetuto avanti e indietro, faccia scura e "Che vuoi?" con accento napoletano; oppure pronunciare a braccia spalancate "Mamma miaaa" con Hana che apriva incredibilmente le aaa finali; solite dita unite in punta, avambraccio dritto e movimento circolare del polso, verso dx e sx, a significare "T'ho infinocchiato" o qsa di simile (I'm a lady, I know...:) Insomma, risate a non finire cercando di ricordare quante piu' cose potevamo, e rendersi conto che il distacco da casa te le fa percepire in tutta la loro bizzarria. E scoprire che anche fuggendo da un Paese che fatichi ad apprezzare, che vorresti cambiare ma non sai come, e anche in un citta' di 8 milioni di abitanti, in mezzo a tanta diversita', riesci a sentirti particolare. Unica. Quasi divertita, e se non orgogliosa almeno compiaciuta, di essere italiana.
Nessun commento:
Posta un commento